Consegne a casa e Digital Mkt: come ripartire nel dopo #coronavirus

10-05-2020
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Con il coronavirus c’è stata un’ascesa dei negozi di vicinato, mentre quelli costretti a chiudere si sono organizzati per le consegne a casa e hanno scoperto i marketplace online. Da marzo sono nate alcune piattaforme, poi a maggio è entrato in campo Supermercato24, annunciandone una propria per i piccoli negozi.

 

Verso la #marketplace Economy - da anni i negozi lottano contro la crisi cercando di adeguarsi ai livelli di servizio e alle modalità di comunicazione proposte con successo dai giganti dell’ecommerce e dalla grande distribuzione, finora senza troppa fortuna. Ma proprio un evento così catastrofico come la pandemia di coronavirus potrebbe paradossalmente portare nuova linfa ai piccoli esercizi e alle micro-imprese commerciali facendo leva su uno strumento innovativo eppure antico, l’home deliverye utilizzando lo strumento dei marketplace, luoghi digitali aggregati per mettere a valore la relazione con il cliente.

 

Cosa sta succedendo con il coronavirus: i grandi reggono a fatica

La pandemia è stata di fortissimo impulso per il commercio elettronico in Italia e nel mondo. L’ecommerce, rileva Netcomm, è il settore che crescerà di più (fino a +55%) a livello mondiale, seguito da modern food retail (fino a +23%) e vendita all’ingrosso di prodotti farmaceutici (fino a +15%).

Diversi settori, come quello del fashion&lifestyle, sono stati colpiti più duramente di altri anche online, ma il 77% dei merchant online ha dichiarato di aver acquisito nuovi clienti durante questa fase di emergenza sanitaria.

Quanto all’Italia, c’è stato un vero e proprio boom. Sempre secondo Netcomm, in un solo mese dall’inizio della crisi sanitaria dovuta al Covid-19 si è registrato un salto evolutivo verso il digitale di 10 anni: le abitudini di acquisto e i comportamenti dei consumatori italiani si sono spostati a favore dell’ecommerce, che ha garantito continuità di servizio per numerose attività e per i cittadini. Dall’inizio del 2020 a oggi sono 2 milioni i nuovi consumatori online in Italia (in tutto 29 milioni), 1,3 milioni dei quali, secondo le stime di Netcomm, sono da attribuire all’impatto dell’emergenza sanitaria del Covid-19. Negli stessi mesi dello scorso anno (da gennaio e maggio 2019), infatti, si registravano 700.000 nuovi consumatori.

La conseguenza immediata delle misure di contenimento anti-pandemia è stata però un ecommerce messo a dura prova dall’ondata di richieste. Il 18 marzo Amazon ha annunciato: lasceremo i nostri magazzini soltanto ai fornitori di generi di prima necessità. Il gigante fondato da Jeff Bezos ha incontrato criticità negli Stati Uniti ma anche in Europa. Inoltre negli Usa, sempre a marzo, Amazon ha annunciato centinaia di nuove assunzioni per riuscire a fronteggiare l’ondata di nuove richieste.

 

E IN ITALIA ??

 

L’iniziale boom della GDO, la corsa al galoppo dell’ecommerce

All’inizio della quarantena da coronavirus, nel mondo della grande distribuzione organizzata in Italia, si è registrata una prevedibile impennata di vendite. Come rileva Nielsen, per tre settimane di fila dall’inizio dell’emergenza c’è stato trend positivo a doppia cifra. In particolare, nella settimana dal 9 al 15 marzo, le vendite nei negozi della GDO sono aumentate del 16,4% rispetto allo stresso periodo del 2019. Successivamente il trend di crescita è rallentato. Non si è invece arrestata la corsa dell’ecommerce. Se nel primo caso (Gdo) la crescita nella settimana dal 16 al 22 marzo è stata del +5,4% rispetto ai dodici mesi precedenti, nel secondo caso (spesa online) l’incremento è stato addirittura del 142,3%, in rialzo di 45 punti percentuali rispetto al trend della settimana precedente. Tra 30 marzo e il 5 aprile  i dati sono risultati in crescita rispetto allo stesso periodo del 2019, e con un trend in linea con la settimana precedente: +2,2%. I dati sono sempre di Nielsen Connect Italia, che evidenzia come, per la terza settimana, sia il Nordest a registrare gli incrementi più alti su base tendenziale: +5,9%, seguito subito dal Sud (+5,8%). Rimangono stabili il Nordovest (+0,3%) e il Centro (-0,5%).

Per evitare le lunghe code davanti ai supermercati, e una (sia pur remota) possibilità di contagio, in molti hanno provato con le ordinazioni online. E qui l’home delivery dei supermercati ha mostrato il fianco:  disponibilità terminate quasi ovunque, slot liberi a distanza di alcune settimane dall’ordinazione, scarsa chiarezza nelle informazioni online (in alcuni siti gli utenti scoprono che la consegna è ritardata di decine di giorni solo dopo aver riempito il carrello virtuale). Il fatto è che, negli ultimi anni, la GDO italiana ha scommesso poco sull’home delivery. Finora il tasso di penetrazione degli acquisti online food and grocery sul totale del settore era intorno all’1%: lo segnala un report del Centro Studi R&S di Mediobanca, che prende a campione i 10 maggiori gruppi italiani e stranieri della grande distribuzione (con dati, però, relativi al 2018). “Esselunga – si legge nella ricerca – dichiara vendite online per il 2,1% del fatturato, mentre Coop Alleanza 3.0 tocca appena lo 0,03% delle vendite. Ma i dati che arrivano dagli operatori sono ancora pochi e insufficienti”.

Con la pandemia la percentuale di persone che ordinano online è evidentemente schizzata in alto. E la GDO è stata colta impreparata. Stanno sopperendo, in parte, le startup dell’home delivery e del food deliverySupermercato24, per esempio, nata qualche anno fa per consegnare a casa la spesa ordinata online presso le gradi catene della Gdo, in queste settimane ha triplicato il numero dei nuovi iscritti al servizio. Ma stanno ricavando benefici anche realtà più recenti e l’home delivery comincia ad attecchire in zone dove prima non esisteva, come dimostra l’esempio della startup aretina Primitia.

 

La crisi dei negozi e le opportunità dell’home delivery

D’altra parte numerosi esercizi commerciali sono stati costretti a chiudere. Il DPCM dell’11 marzo 2020 stabilisce la sospensione delle attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e “di prima necessità” individuate in un allegato a parte, siano esse esercitate nell’ambito degli esercizi commerciali di vicinato, nell’ambito della media e grande distribuzione o ricompresi nei centri commerciali. Paradossalmente (o no?) le botteghe di quartiere rimaste aperte stanno incrementando le attività.

 

Il trend, come detto, favorisce naturalmente i punti vendita di generi alimentari. E gli altri? In ballo ci sono attività di vario tipo: prodotti per animali,  ristoranti,  panifici,  fruttivendoli, salumerie, pescherie,  gelaterie,  erboristerie, edicole,  pasticcerie, casalinghi, librerie, negozi di elettronica, enoteche, bar, negozi di accessori, cura della persona, prodotti per bambini ecc. ecc.

È oggettivamente possibile che, all’indomani della fine dell’epidemia di coronavirus, alcuni di questi negozi, purtroppo, non riescano a riaprire. Ma l’ingegno e la disperata volontà di sopravvivere dei micro-imprenditori stanno contribuendo a disegnare alcune possibili strade per il futuro. In particolare, come sottolineato sopra da Roberto Liscia, alcuni esercizi stanno tentando la strada dell’home delivery: con le serrande abbassate per decreto ministeriale, hanno deciso di provare a consegnare a casa la propria merce. Prima però hanno bisogno di far sapere ai clienti che ci sono e sono disponibili a recarsi al loro domicilio. Hanno perciò necessità di pubblicizzare questa nuova attività e lo stanno facendo attraverso i mezzi che hanno a disposizione: innanzitutto i social network e le piattaforme di messaggistica. Sono stati attivati gruppi Facebook per la segnalazione degli esercenti che fanno consegne a domicilio, sono stati creati gruppi WhatsApp per lo scambio di informazioni e contatti. In modo sostanzialmente improvvisato i negozi di vicinato stanno imboccando una nuova strada, quella del marketplace. In maniera probabilmente inconsapevole stanno attivando un’operazione di digital marketing

 

Operazioni di digital marketing che necessitano, per essere avviate dalle PMI, di strumenti utili a coinvolgere un pubblico sempre più eterogeneo, e che abbiano in comune semplicità di utilizzo ma ottimi risultati di revenue.

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Fonte: https://www.economyup.it/retail/come-far-ripartire-i-negozi-nel-dopo-coronavirus-consegne-a-casa-e-digital-marketing/