Attivati servizi a pagamento non richiesti a migliaia di utenti: le compagnie telefoniche potrebbero risultare la parte lesa

08-07-2020
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Addebiti su servizi a pagamento mai acconsentiti e mai richiesti, l’accusa sulla quale stanno indagando il Nucleo speciale tutela Privacy, la Guardia di Finanza insieme alla squadra reati Informatici della procura di Milano.

Gli utenti delle compagnie telefoniche si sono visti addebitare servizi a pagamento senza mai aver acconsentito e senza farne richiesta.

Il meccanismo alla base della truffa è il cosiddetto “oclock”: basta visitare una pagina web pubblicizzata da banner fraudolenti, senza fare click ci si ritrova abbonati a servizi che richiedono un pagamento periodico. I contenuti a cui si accedeva erano notizie, oroscopi, suonerie, meteo, gossip, video o altro.

La tecnologia usata dietro alla truffa permette di aggirare il consenso all’attivazione dei servizi, ecco come gli utenti non capissero il motivo dell’attivazione che avveniva in modo automatico e immediato.

Gli investigatori stanno indagando sulle ipotesi di reato di frode informatica ai danni dei consumatori, intrusione abusiva a sistema telematico e tentata estorsione contrattuale. Questi tipi di illeciti genera fatturati da milioni di euro.

Gli indagati risultano essere complessivamente 11, tre dirigenti della compagnia telefonica insieme a aggregatori/hub tecnologici e content service provider. Uno di loro ha raccontato come usassero due modalità: la prima, acquistare spazi pubblicitari su canali Internet pubblicitari. La seconda è stata l’attivazione di utenti prelevati da una lista di numerazioni.

Sulla ricostruzione dell’indagine mancano ancora dei dettagli, ma gli operatori come Tim, potrebbero ritrovarsi nella parte lesa rispetto all’accaduto.