Operazione Risorgimento Digitale. Le competenze del futuro, oggi.

03-12-2020
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Prende le mosse dall’edizione 2020 del DESI (Digital Economy and Society Index) il Rapporto sulla Trasformazione Digitale dell’Italia, per tracciare un percorso che, attraverso i numeri e le percentuali, racconta l’evoluzione della cultura digitale in Italia durante e dopo il lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19.

Molte cose sono cambiate nel pieno dell’emergenza sanitaria, in particolare le abitudini di vita degli italiani, che hanno scoperto il valore del digitale sia a livello personale sia a livello professionale. Questo rapporto ci aiuta a mettere a fuoco ciò che è successo ma anche a ipotizzare ciò che questa esperienza lascerà al paese, gli effetti più duraturi nel tempo.

 

 

 

“Il ‘corso intensivo’ nell’uso di servizi Internet a cui è stata sottoposta l’intera popolazione italiana durante il lockdown ci lascia una consapevolezza in più: l’Italia del futuro sarà sicuramente più digitale.”

 

 

 

 

Il Rapporto sulla Trasformazione Digitale dell’Italia è stato realizzato dal Censis in collaborazione con il Centro Studi TIM – il centro di ricerca del Gruppo TIM che analizza i temi e i fenomeni della vita digitale e della comunicazione in Italia e nel mondo. Il Rapporto si inserisce nell’ambito delle analisi a supporto del programma Operazione Risorgimento Digitale

 

Il rapporto fotografa un’Italia digitale bivalente, dove l’infrastruttura di rete (misurata dall’estensione della copertura a banda ultra larga e più in generale dalla connettività fissa e mobile) è a livello della media europea, mentre le competenze digitali e l’utilizzo dei servizi sono tra i più bassi in Europa, con poche circoscritte eccezioni. In particolare, le competenze digitali delle persone sono quelle che fanno segnare il valore e la performance peggiori e che trainano verso il basso la posizione in classifica dell’Italia.

 

Solo il 74% degli italiani usa abitualmente Internet e il 17% non lo utilizza affatto, anche a causa dell’alto numero di “analfabeti digitali”. Riportando le percentuali alla popolazione italiana fra i 16 e i 74 anni, risultano oltre 7,6 milioni di persone che non hanno mai usato internet, 3,5 milioni in più della media europea. E questo spiega anche perché, nonostante il paese si collochi in una posizione relativamente alta nell'offerta di servizi pubblici digitali (e-government), il loro utilizzo rimane scarso. Il Censis ha effettuato per TIM, e in particolare per il programma Risorgimento Digitale, la fotografia dell’Italia prima del lockdown (febbraio 2020), con l’obiettivo di rappresentare i diversi livelli di digitalizzazione delle province italiane e individuare il gap da colmare.

 

L’analisi evidenzia una correlazione fra l’uso di internet e gli indicatori di sviluppo economico e di benessere individuale. La disponibilità di competenze digitali di base o avanzate, l’uso di Internet e dei servizi di home banking da parte della popolazione sono positivamente e fortemente correlate con il diverso livello di PIL pro capite nelle regioni italiane.

 

Prima del lockdown, il dispositivo maggiormente utilizzato per accedere ad internet era lo smartphone (utilizzato da oltre il 90% degli utenti). Durante la pandemia gli italiani sono tornati ad utilizzare le reti fisse con maggior intensità.

 

 

 

italia_pre_lockdown

 

 

 

 

Quali sono stati gli effetti del lockdown sul nostro paese?

 

Anzitutto un impressionante aumento del traffico sulla rete fissa e mobile in Italia. Nel periodo 15-30 marzo la rete fissa in Italia ha sopportato un aumento di traffico che ha superato il 70% e toccato punte del 90% (in particolare nella fascia oraria lavorativa) ad evidenziare un forte potenziale inespresso nell’utilizzo degli strumenti digitali che è venuto alla luce a causa delle restrizioni. Le reti hanno tenuto e, anche grazie ad una grande capacità di reazione da parte degli operatori, hanno dimostrato come fossero state progettate e sviluppate in modo flessibile per poter gestire volumi di traffico anche molto superiori rispetto all’effettiva domanda di servizi digitali registrata prima del lockdown. Nei mesi estivi il traffico di tutti gli operatori è diminuito rispetto al picco del lockdown, attestandosi comunque ad un livello superiore a quello pre-lockdown.

 

Il 75% della popolazione ha utilizzato Internet con regolarità e soprattutto la maggioranza degli italiani ha ormai acquisito la consapevolezza che soluzioni digitali e servizi online rappresentano un essenziale supporto in molti ambiti della vita quotidiana. Il traffico per servizi di videocomunicazioni è aumentato di circa 8 volte anche grazie a questi nuovi comportamenti digitali. Quasi 9 italiani su 10 hanno potuto continuare a svolgere le loro attività a distanza grazie alla connessione internet fissa nel periodo di confinamento domestico. Più della metà si è collegato a Internet anche con il telefono cellulare. 

Durante il lockdown il 40% degli italiani con più di 18 anni ha lavorato o studiato da remoto. Tra i soli lavoratori il dato supera il 56%. Più del 70% degli occupati ha dovuto comunque cambiare le proprie abitudini lavorative. Per studiare o lavorare gli italiani hanno utilizzato prevalentemente pc (52%), tablet e smartphone (44%). Ma un quarto degli italiani, il 25,5%, li ha dovuti utilizzare a turno, il 6,8% non possedeva un numero sufficiente di dispositivi in famiglia e solo il 6,6% ne ha comprati di nuovi. Dai dati emerge una divisione netta tra chi vede con favore il ricorso allo Smart Working e chi no: il 44% degli intervistati vorrebbe proseguire perché lo ritiene più produttivo o avverte di gestire meglio il proprio tempo, il 40% vorrebbe tornare al lavoro in presenza. 

 

 

 

ita_postlockdown

 

 

 

La “full immersion” digitale favorita dall’emergenza sanitaria e dalle misure restrittive ha generato la consapevolezza di poter vivere in maniera differente rispetto alle consuetudini consolidate. La versatilità della rete internet ha fatto comprendere quanto i servizi digitali siano oggi indispensabili: internet è divenuto un mezzo sempre più importante ed essenziale per 6 italiani su 10 e un’eventuale interruzione dei servizi per due giorni continuativi peserebbe (risulterebbe meno sopportabile / creerebbe più disagi) molto più di una sospensione di uguale durata delle trasmissioni radiotelevisive. Il totale degli italiani che ha mantenuto i rapporti con amici e parenti attraverso soluzioni online ammonta a circa 43 milioni di persone, di cui 3 milioni di nuovi utenti.

 

Possiamo dunque dire che nonostante le non ottimali competenze digitali di partenza, il paese ha dimostrato di avere la capacità di apprendere velocemente e l’intenzione di mantenere le nuove abitudini. Alla luce di questo importante miglioramento nell’utilizzo degli strumenti e delle abitudini digitali è stata effettuata una simulazione per attualizzare i soli dati rilevati per l’Italia, al fine di verificare se la fotografia scattata dal DESI più di un anno fa (e quindi prima dello scoppio della pandemia) risulti ancora rappresentativa della situazione attuale: il punteggio del DESI per l’Italia, ricalcolato utilizzando i dati riferiti al periodo del lockdown (ove disponibili), raggiungerebbe un valore di circa 50 punti, in crescita del 15%, un punteggio che vedrebbe l’Italia avanzare di 6 posizioni rispetto alla classifica DESI 2020 (dati giugno 2019). Se terminata la fase di emergenza, il nuovo “stile di vita digitale” degli italiani si consoliderà, si potrà gradualmente ridurre la distanza con i principali Paesi europei.

 

 

Fonte: https://www.gruppotim.it/it/gruppo/chi-siamo/news/rapporto-trasformazione-digitale-Italia.html